Con l’elettronica in fabbrica cresce la produttività

Il settore manifatturiero italiano ha un imperativo categorico: aumentare velocemente la produttività. “In questo l’elettronica ha un ruolo fondamentale” sostiene Giovanni Ghione, professore ordinario presso il Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni del Politecnico di Torino e presidente della Società Italiana di Elettronica (la “casa” che riunisce la comunità scientifica e accademica elettronica italiana).

Perché l’elettronica può fare la differenza, nell’impiego delle macchine utensili e più generalmente in fabbrica?

Per un motivo molto semplice. L’Italia soffre di un problema di produttività manifatturiera che, inevitabilmente, riduce la competitività. L’elettronica permette di fare un poderoso salto in avanti. Per esempio, dando la possibilità di integrare tecniche e algoritmi di intelligenza artificiale nelle apparecchiature o nella linea di produzione con moduli che contengono sensori, memorie e unità di calcolo. O, ancora, offrendo l’opportunità di connessioni veloci in rete tra postazioni di lavoro che dialogano tra loro e si scambiano dati. Io sono fortemente convinto che l’interconnessione digitale e l’intelligenza artificiale locale siano due pilastri fondamentali per la produttività. Pilastri che, a loro volta, si basano imprescindibilmente sulla microelettronica più avanzata. Purtroppo gli elementi di base, i microprocessori o le reti di trasmissione 5G, non nascono in Italia. L’elettronica ha un impatto fortissimo sulla nostra competitività manifatturiera, ma noi non siamo stati capaci di costruirci una solida esperienza e competenza in questa tecnologia strategica.

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