Un incontro, condizionato ancora in parte dalle regole della profilassi contro il contagio da Coronavirus, che ha riunito un gruppo di specialisti italiani del settore dell’elettronica (Gruppo PCB di Assodel). Insieme – virtualmente – per parlare della situazione del mercato in un momento di difficoltà dominato dal chip shortage e nonostante una ripresa del settore che non sembra rallentare
Più di un confronto, il 21 ottobre scorso, è stata una chiacchierata informale. Se non proprio tra amici, tra compagni di avventura consapevoli di trovarsi di fronte a una situazione dove più di farsi concorrenza è importante affrontare compatti uno scenario profondamente cambiato nel giro di poco tempo. Si tratta del primo incontro virtuale fra i soci del Gruppo PCB di Assodel, di cui PCB Magazine è da qualche tempo un media partner.
Diversi infatti sono stati i temi toccati, senza timore di esporsi e pronti anche ad ascoltare. A partire da quello probabilmente più attuale sulla carenza di materie prime. La situazione non può certo definirsi rassicurante, tuttavia qualche segnale incoraggiante non manca. Dove si parla infatti di materiali standard, la situazione è vista in lento, ma costante miglioramento. Sia la reperibilità sia l'aumento dei prezzi non sembrano preoccupare più di tanto.
Discorso invece completamente diverso per i materiali fuori standard. Qua sì, emergono tutti i problemi di cui si parla ormai regolarmente. Per una fornitura possono infatti servire almeno quattro mesi, e difficilmente si scende sotto i due.
Materie prime, questione ancora delicata
In più, bisogna fronteggiare l’atteggiamento a volte perplesso dei clienti. Per esempio, di recente il prezzo del rame ha smesso di crescere e tende addirittura a calare. Questo viene considerato sufficiente per pretendere sconti. Difficile spiegare loro la relativa incidenza sul prodotto finito. Più in generale, al riguardo emerge una certa difficoltà nel trasmettere ai clienti tutte le conoscenze del caso. Si tende infatti a indicizzare la spesa per un PCB a parametri solo secondari. Sicuramente, il rame è uno di questi, ma non l’unico. Le relative variazioni non possono ripercuotersi proporzionalmente sul prezzo finale. Quando cala come quando aumenta.
In ogni caso, una situazione ancora lontana dalla stabilità. Attualmente, la domanda mondiale è in forte ripresa, così come si avvicina il Capodanno cinese, tradizionale periodo di calo nella produzione. In più, le ripercussioni sull’intera economia della crisi immobiliare ancora in corso nel Paese asiatico. Se tra luglio e agosto erano arrivati segnali per certi versi rassicuranti, con settembre l’incertezza è tornata a crescere, così come i prezzi all’origine.
Una situazione potenzialmente destinata anche a peggiorare. In particolare, preoccupazioni arrivano dalle finiture in oro. Oltre al costo della materia prima, l’aumento rischia di sommarsi alla lavorazione vera e propria. La crescente necessità di ricorrere a subforniture nella catena di approvvigionamento impedisce di avere il pieno controllo e quindi stime stabili sui prezzi.
Un po’ più tranquillo si sente di conseguenza chi produce in Italia, dove l’aumento della spesa per le materie prime si fa certamente sentire, ma per quanto riguarda la reperibilità, al momento la situazione non sempre desta preoccupazioni.
Secondo Assodel la filiera è di fronte a un bivio storico
Questo, almeno per quanto riguarda l’immediato. Nel medio e lungo periodo infatti, il discorso diventa più articolato. In Europa mancano produttori di laminato, da intendere come intero processo. Anche per chi produce circuiti stampati, rimane la dipendenza dall’Est sugli approvvigionamenti. Guardare alla filiera per ripensarla, secondo il Gruppo PCB di Assodel, oggi non è più fuori argomento come poteva sembrare poco tempo fa.
Fermo restando le produzioni più grandi, si fa strada la volontà di ridurre la dipendenza produttiva dalla Cina e dintorni. Parlare di stabilimenti in Europa non è più fantascienza. Le scadenze sono inevitabilmente lunghe, ma l’esigenza si sta facendo strada.
La spinta decisiva può arrivare anche da un argomento delicato per il mondo dell’elettronica. Parlare di sostenibilità è infatti ormai diventato un obbligo e sempre meno una scelta. D’altra parte, si parla di un settore ad alto rischio inquinamento ed è inutile nascondere come al riguardo l’Europa sia più esigente.
In una visione di insieme però, è necessario guardare oltre. A prescindere di dove venga avviata una produzione, l’inquinamento non cambia. Il problema semmai è adottare tecnologie sostenibili, ormai disponibili, per fabbricare circuiti stampati. Da questo punto di vista, una potenziale ragione in più per mettere in discussione la filiera attuale.
Aiuterebbe, e non poco, una maggiore attenzione anche a livello politico. Oggi infatti l’ascolto del settore è considerato insufficiente. Si sottovaluta l’importanza di sviluppare competenze e produzioni locali e senza questo appoggio la sfida appare molto più difficile.
In Europa si può tornare a parlare di produzione
Nella circostanza, l’occasione si rivela utile anche per una sorta di esame di coscienza. Dare l’esempio, fare le prime mosse, sensibilizzare, sono tutti compiti che spettano agli addetti ai lavori. Mettere da parte i timori di confrontarsi per presentarsi compatti e con idee chiare di fronte a un confronto con la politica. Aspetto non secondario, potendo contare sulla carta in più dei costi e i problemi attuali legati ai trasporti.
Per i prossimi anni, le previsioni indicano una buona crescita produttiva in Italia. Un buon punto di partenza sul quale confrontarsi, prima su base locale portando poi le conclusioni in sede continentale, facendo leva sulle Associazioni di categoria e sulle esperienze internazionali di diversi protagonisti del nostro mercato.
L’obiettivo è avviare un percorso per gradi, secondo il Gruppo PCB di Assodel. Fissare cioè degli obiettivi utili a ridare competitività al Vecchio Continente, senza risultare troppo ambiziosi. Solo una volta raggiunti questi, allora ripartire alzando l’asticella.
Mettere da parte lotte di posizione può aiutare a cogliere meglio le opportunità, che in questo periodo non mancano. Tra le più promettenti, il processo di elettrificazione solo agli inizi, con una mobilità elettrica dalla quale si possono ottenere grandi opportunità
L’incognita trasporti
Prima però, c’è da affrontare l’altro grande ostacolo attuale, i trasporti. Se sulle materie prima al momento si può ancora contare su un certo equilibrio, per quanto precario, qua le preoccupazioni non mancano. Soprattutto, la combinazione rischia di rivelarsi deleteria. Invece di migliorare infatti, i segnali vanno nella direzione opposta.
Le speculazioni nel settore certamente non mancano. Tuttavia, i problemi concreti esistono, e aumentano. Oltre alle recenti questioni interne legate al mondo degli autotrasportatori, la crescita nel costo del carburante non accenna a rallentare. I prezzi dei container sembrano ormai fuori controllo. Infine, un aspetto meno scontato. Diversi armatori hanno sfruttato il periodo dei lockdown per portare le navi in cantiere e sistemarle, quando non addirittura convertirle con motori elettrici. Operazioni lunghe, dalle quali scaturisce anche una carenza di mezzi di trasporto.
Una situazione di fronte alla quale per il momento non c’è molto da fare. L’unica via è procedere per piccoli passi, con preventivi a breve termine e soprattutto il coinvolgimento del cliente nel comprendere lo scenario. All’allungarsi della scadenza richiesta, cresce l’incertezza sul prezzo e di questo chi chiede un’offerta deve esserne più consapevole.
Oltre a diversificare i fornitori per distribuire meglio i rischi, anche in questo caso la soluzione guarda alla riduzione delle distanze, attribuire cioè un maggiore peso agli spostamenti nella filiera. In pratica, una ragione in più per stimolare le produzioni locali.
In Italia, ma non solo però, sorge un altro problema. Per forza di cose, le competenze in materia negli ultimi anni sono calate. Se è difficile trovare le qualifiche necessarie per gestire un impianto, anche sul fronte della produzione vera e propria la situazione è critica. Oggi, l’Istituto Tecnico è una strada sempre meno seguita dagli studenti, indirizzati maggiormente verso Licei o scuole alberghiere. Riferimento quest’ultimo non casuale, frutto della grande visibilità mediatica al settore.
La sfida finale è la programmazione
Tutto questo porta inevitabilmente a una estrema difficoltà nel programmare una produzione e di conseguenza per gli imprenditori dell’elettronica sinonimo di estrema incertezza. D’altra parte, anche il momento di mostrare coraggio e mettere n campo tutte le proprie capacità.
Il lavoro di sensibilizzazione e coinvolgimento dei clienti sullo scenario complessivo iniziano a dare i primi risultati. I segnali di ripresa sono comunque evidenti. Nei casi migliori, la produzione per una buona parte del 2022 è già in agenda. Restano le incognite sull’andamento dei prezzi e il relativo rischio inflazione, ma ormai i clienti sono più consapevoli di dover riconsiderare stime effettuate a lungo termine. Al punto da indurre addirittura qualcuno nel rimpiangere di aver esitato troppo prima di mettere mano ai listini.
In definitiva, il vero segnale positivo è una per nulla scontata volontà di confrontarsi di persona mettendo da parte pregiudizi e timori. Il settore dell’elettronica in Italia ha infatti ancora molto da dire e può vantare una storia di quelle importanti. Continuare a scriverla dipenderà sempre più dalla capacità di fare squadra nel confronto a livello internazionale, dove presentarsi in ordine sparso significa solo aumentare il rischio di finire schiacciati sotto il peso dei grandi produttori.