Nato a Londra, il Restart Project ha rapidamente guadagnato terreno in tutta Europa, promuovendo il riuso dei dispositivi elettronici e il diritto alla riparazione. Con eventi come i Repair Cafè e i Restart Party, l'iniziativa si propone di sensibilizzare i cittadini sull'importanza di prolungare la vita dei dispositivi, riducendo così l'impatto ambientale. Ugo Vallauri, Co-Director di Restart Project, sottolinea che l'impegno dell'organizzazione si concentra su due fronti: supportare i gruppi di volontari nella riparazione e promuovere il diritto alla riparazione attraverso attività di sensibilizzazione e lobbying.
La seconda vita dell'elettronica
Una delle iniziative più interessanti è la Fixing Factory, che recupera dispositivi destinati alla discarica per valutarne la possibilità di rigenerazione. Questo progetto ha già portato al recupero di oltre duecento computer portatili, dimostrando che molti dispositivi possono avere una seconda vita. Vallauri evidenzia che l'attenzione si deve spostare dal semplice riciclo alla riparazione e al riuso, un aspetto che l'Agenda 2030 della UE non affronta adeguatamente.
Sostenere il diritto alla riparazione
Il Restart Project si impegna a promuovere il diritto alla riparazione a livello europeo, sollecitando l'approvazione di leggi che facilitino la riparazione dei dispositivi. L'iniziativa Right to Repair Europe ha già trovato riscontro in ventuno Paesi, con organizzazioni locali pronte a coordinarsi per sostenere questa causa. Tuttavia, la strada è ancora lunga, poiché il 96% dei prodotti portati ai Repair Cafè non è coperto da alcun diritto alla riparazione.
Ostacoli e opportunità
La Brexit ha complicato la situazione per Restart Project, costringendo l'organizzazione a sdoppiarsi sul fronte istituzionale. Nonostante ciò, la sensibilità verso il riuso sta crescendo, soprattutto in Francia e Belgio. Con oltre quattromila gruppi di lavoro attivi, l'organizzazione ha registrato circa duecentomila tentativi di riparazione, evidenziando le potenzialità del riuso.
Il futuro della riparazione
Con l'entrata in vigore del diritto alla riparazione nel 2025, i produttori dovranno adattare i loro dispositivi per garantire l'accesso ai ricambi e la possibilità di sostituire componenti. Questo cambiamento potrebbe avere un impatto significativo sul mercato, ma i produttori potrebbero cercare di limitare l'efficacia della legislazione. Vallauri sottolinea che è fondamentale incentivare la riparazione per creare nuove competenze e posti di lavoro.
La situazione in Italia
In Italia, l'interesse per il diritto alla riparazione è in crescita, con circa cinquanta gruppi attivi sul territorio. Le associazioni di categoria, come Confartigianato, vedono in questo un'opportunità di crescita. Entro il 2026, è prevista l'adozione del diritto alla riparazione, e insieme a Zero Waste e altre organizzazioni, si sta lavorando con le istituzioni per accelerare i tempi e avviare incentivi per la riparazione. Questo è un campo in cui ci sono margini per agire anche a livello regionale.
Riuso e ricondizionamento
Allargando lo sguardo al ricondizionamento, l'Italia può vantare un modello interessante con ReWare, che si occupa del ritiro e recupero di computer dismessi dalle aziende. Questi dispositivi, con semplici interventi di manutenzione e aggiornamenti, possono essere rivenduti a prezzi competitivi. Tuttavia, la diffidenza verso i dispositivi usati è spesso alimentata da informazioni errate e da interessi commerciali.
Cambiare la mentalità
Un test condotto in Gran Bretagna ha rivelato che solo il 18% dei dispositivi elettronici a fine vita viene proposto per il riuso. Vallauri conclude che è fondamentale cambiare le metriche di valutazione e aiutare le persone a comprendere il potenziale di circolarità dei prodotti. In Italia, sebbene si eccella nel riciclo, c'è ancora molto da fare per migliorare nel riuso.