L’idea della Russia è stanziare oltre 3 trilioni di rubli (40 mld $) per sviluppare il settore dell’elettronica, abbastanza da raggiungere l’autonomia per produzione, competenze e stimolo della domanda. Un progetto autarchico, ambiziosissimo, ma con grandi limiti complessivi
Per ragioni praticamente opposte, Europa e Russia sembrano avere strategie parallele sul futuro della produzione di microchip. Se l’UE con il recente Chips Act punta soprattutto a essere maggiormente padrona dei propri destini svincolandosi – per quanto sia possibile – dalla dipendenza delle forniture orientali, il Russia di Vladimir Putin è alla ricerca di una via per superare gli effetti delle sanzioni internazionali. I risultati sono pianificazioni di grande ambizione, sicuramente azzardati considerando che la situazione in Ucraina è tutt’altro che chiara e che le prospettive economiche della Federazione non siano certamente favorevoli.
Imponenza senza basi reali
Per quanto sia da prendere con la dovuta prudenza considerato il particolare momento, il piano prospettato dalle autorità russe sullo sviluppo di un’elettronica avanzata (che è venuta meno con le sanzioni seguite all’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio scorso) resta comunque di quelli imponenti. Che si tratti di propaganda o meno, l’idea è investire qualcosa come 3,2 trilioni di rubli (al cambio attuale, quasi 40 miliardi di euro) per arrivare entro il 2030 all’autonomia con processi produttivi a 90 nm e 28 nm. Una cifra enorme, sostenuta da un’iniezione di valuta locale, che dovrebbe rendere la Federazione russa autonoma dal punto di vista della produzione di componenti di alta tecnologia, soprattutto per applicazioni informatiche e militari.
Le risorse – secondo il piano – saranno destinate ad attività in quattro aree principali: si partirà dallo sviluppo di infrastrutture, per arrivare alla produzione di elettronica a livello nazionale, favorendo l'aumento della domanda, facendo crescere infine le relative competenze.
Autonomia difficile da gestire con cifre e progetti da chiarire
Si tratta comunque di cifre non confermate, quelle comunicate dallo stesso ufficio di Dmitri Černišenko, vicepremier specializzato che sovrintende tra l'altro il settore IT e che, nel caso specifico, opera in sinergia con il Ministero della Trasformazione Digitale e con il Ministero dell'Industria e del Commercio.
Secondo le informazioni desunte dal sito russo C-News.ru, il 22 di aprile il progetto sarebbe stato presentato al primo ministro della federazione russa Michail V. Mišustin, ma non abbiamo notizia che sia stato approvato o modificato nella sostanza.
Tuttavia, Černišenko ha confermato l’avvio di una fase di coordinamento a livello federale. L’intenzione di investire sulla produzione elettronica interna è quasi una certezza, mentre sui reali importi bisognerà vedere quali saranno gli esiti di una guerra che – economicamente parlando, almeno fino a questo momento – non vede ancora una soluzione, se non un appesantimento delle sanzioni occidentali (senza contare poi la considerazione della Russia a livello europeo che, come fatto notare dal presidente Ucraino ieri, “nessuno in Europa può sperare di mantenere una cooperazione economica normale con la Russia”).
Sta di fatto che, parallelamente, le autorità ambiscono a stimolare l’intero settore anche attraverso la ricerca e la formazione, attività che si rendono indispensabili per ottenere un'effettiva autonomia tecnologica. Entro il 2024 si punta a raggiungere la piena sostituzione delle importazioni in tutte le aree, riportando le basi per una produzione elettronica al perimetro Cina-Russia e, entro il 2030, completando la realizzazione di un portafoglio di prodotti di tecnologie russe tali da rendersi autonomi dai mercati occidentali.
Al di là delle buone intenzioni, o della propaganda, alcuni punti lasciano comunque perplessità. Al di fuori dei confini russi, la tecnologia con processo produttivo a 90 nm è ormai una realtà per marchi come Intel o Samsung che viaggia verso l’obsolescenza, considerando che si tratta di una tecnologia di 19 anni fa (Intel ha presentato il suo chip a 90 nm nel 2003). Per la produzione a 28 nm, invece, le stime parlano di uno sviluppo concreto entro il 2030. Termini piuttosto lunghi, considerando che la miniaturizzazione nelle aziende di produzione elettronica più avanzate sta viaggiando a dimensioni inferiori ai 3 nm.