Da più parti lanciato l’allarme in difesa delle filiere, messe in pericolo dagli aumenti dei costi per l’energia, invocando interventi strutturali
Più ancora delle grandi aziende, o quantomeno in misura maggiore, il vero prezzo dell’aumento nei costi per l’energia rischiano di pagarlo le filiere e di conseguenza le piccole imprese e gli artigiani, i più vicini al cliente finale.
A lanciare un allarme al quale il mondo dell’elettronica di fronte a tale prospettiva non può chiamarsi fuori è prima di tutto Maurizio Marchesini, vicepresidente per le filiere e le medie imprese di Confindustria attraverso il quotidiano La Repubblica. https://www.repubblica.it/economia/2022/01/11/news/confindustria_energia-333435425/?ref=RHTP-VS-I330891680-P11-S7-T1
Secondo quanto dichiarato, sono infatti tante le aziende ad aver già rallentato la produzione senza aver comunque raggiunto risparmi tali da scongiurare un fermo totale. Inoltre, troppe PMI sono state escluse dai primi interventi istituzionali.
A questo si aggiunge un intervento per certi versi ancora più deciso di Fabio Tamburini, editorialista su Il Sole 24 Ore. https://www.ilsole24ore.com/art/caro-energia-interventi-immediati-o-filiere-ko-AEXu8G7 e rivolto prima di tutto alle istituzioni, a giudizio dell’autore troppo prese da temi come il PNNR e l’elezione del Presidente della Repubblica, mentre la questione energia rischia di sfuggire di mano.
La storica carenza italiana nel programmare interventi strutturali rende la crisi attuale ancora più delicata. Un accavallarsi di aumenti nei prezzi lungo la filiera, si rivelerà presto insostenibile per gli ultimi passaggi e di conseguenza a ritroso per l’intera economica.
L’invito è a non pensare solo a “pannicelli caldi per dare sollievo momentaneo a problemi di fondo irrisolti lanciando manciate di miliardi di euro in una voragine”, riferendosi agli aiuti di Stato per definizione dalla durata limitata.
La proposta è di muoversi invece in direzione di una strategia in difesa della manifattura a livello di Unione Europea e delle filiere in generale. In modo da scongiurare il pericolo di giocarsi ogni prospettiva di ripresa e soprattutto una potenziale nuova ondata di delocalizzazioni dettata dalle tariffe energetiche.