Tasse, pensioni e rilancio del lavoro sono i temi più caldi nelle pagine dei quotidiani in questo difficile momento. La pesante manovra varata dal governo sta cominciando a poco a poco a far sentire la sua pressione, soprattutto nella predisposizione all'acquisto da parte delle famiglie. È inutile nasconderlo: i soldi da sborsare per fronteggiare il momento di emergenza che non è ancora finito sono tanti, soprattutto da parte di chi non disponga di entrate consistenti, mentre un'insicurezza diffusa sta a poco a poco pervadendo la società italiana. Un'insicurezza data da tanti fattori: dalle rivoluzioni in atto con le liberalizzazioni (che, se da una parte garantiranno degli indubbi benefici, dall'altra scontentano larghi settori dell'opinione pubblica) alle dichiarazioni non sempre felici dell'esecutivo in merito alle intenzioni sulle trasformazioni del mondo del lavoro. Le manovre che ci aspettano - mi auguro vivamente - potranno contribuire al rilancio dell'occupazione, ma dall'altro non possono che preoccupare centinaia di migliaia di lavoratori. È alle porte un futuro diverso da quello che tutti per anni eravamo abituati a immaginare e l'atmosfera d'incertezza limita fortemente le potenzialità di spesa.
Lo dimostrano i recenti dati presentati dall'Osservatorio Acquisti CartaSI in relazione ai settori coinvolti nei saldi post natalizi: le contrazioni sono evidenti in tutti i settori, compreso quello dell'elettronica tradizionale, che ha conosciuto un calo importante trascinato dallo scivolone del settore degli elettrodomestici; quest'ultimo ha perso il 15% rispetto alla stagione 2011. L'unico dato positivo sembra essere quello dell'informatica (+1,6%) o - per meglio dire - il settore degli smartphone e dei tablet, un ambito questo che riguarda il nostro mondo molto da vicino e che lascia ben sperare per una tenuta del mercato, soprattutto per quelle aziende che siano coinvolte nella produzione di circuiti e assemblati flessibili.
Non abbiamo ancora a disposizione i dati sul mercato dei c.s. in Europa per il mese di dicembre, ma dalle voci che circolano l'atmosfera sembra essere di vago ottimismo, soprattutto considerando l'andamento di leggera tenuta del mercato americano, i cui dati sono già a disposizione presso il sito dell'IPC.
I produttori di c.s. italiani non si lamentano, soprattutto le aziende che operano con l'estero; lo stesso vale per distributori (ma solo per una parte), visto che il mercato interno è in maggiore contrazione rispetto a quello estero. La percezione è che quel vago ottimismo che in ogni caso si percepisce troverà un suo riscontro nelle prossime decisioni del governo. Se saranno sagge forse potremmo esultare per il passato pericolo e per un vero e sostanziale rilancio dell'economia nazionale, se si metteranno troppo di traverso, anche per il mercato del nostro settore potrebbero aprirsi momenti di acuta difficoltà.