L’editoriale di Maggio 2011

Si accendono le luci della ribalta sul palcoscenico dei chip analogici. Texas Instruments ha iniziato le procedure che porteranno all'acquisizione di National Semiconductor per la cifra di 6,5 miliardi di dollari. Il prezzo pagato per la transazione rappresenta un premio dell'85% circa rispetto al valore azionario di National che, nel 2010, ha fatturato meno di 1,5 miliardi. TI farà ricorso a liquidità propria o reperita sul mercato per completare l'operazione. Non ci saranno scambi azionari o marchingegni finanziari creativi.

Insomma, un importo alto e pagato in contanti. Questo la dice lunga sulle aspettative dell'acquirente. Non si tratta certo di un acquisto occasionale, ma di un'operazione pensata a lungo e che risponde a un preciso piano strategico. Eppure c'è chi nota che la fusione di due grandi realtà nel mondo analogico non è semplice. A differenza delle tecnologie digitali, quelle analogiche non sono sempre standard. Ogni società ha le sue ricette segrete consolidate nel tempo, arricchite con l'esperienza e spesso non facilmente trasferibili. L'integrazione e la razionalizzazione delle strutture, dei processi e delle attività sarà un'operazione critica.

National ha una grande tradizione nella progettazione analogica, con alcuni dei migliori tecnici e progettisti al mondo e porta in dote una struttura manifatturiera rodata ed efficiente: tre fabbriche principali in Maine (Usa), Scozia e Malesia, pronte ad aumentare gli attuali livelli di produzione per conquistare nuovi spazi in un segmento in fermento ed evoluzione. Stabilimenti che rappresentano un punto di forza di tutta l'operazione. TI arricchisce il proprio portafoglio di dispositivi analogici con circa 12.000 nuovi prodotti, supportati da una forza vendita esperta, e acquisisce una presenza ancora più solida nelle applicazioni industriali e di potenza ampliando il distacco dai principali concorrenti. Il mercato di riferimento è sano e in grande espansione.

Secondo iSuppli, per esempio, Texas era già leader nei regolatori di tensione con una quota di mercato del 18,1% a cui adesso potrà aggiungere il 15,2% di National. E i regolatori di tensione sono cresciuti del 36,3% nel 2010 e del 169,4% negli ultimi nove anni: valori molto più elevati della media globale dei semiconduttori. Dall'operazione nascerà un leader capace di controllare il 24,6% del mercato mondiale dei circuiti analogici. Sarà interessante vedere come reagiranno i concorrenti, tra cui c'è STMicroelectronics, che negli ultimi tempi sembra puntare molto sull'analogico e la gestione della potenza.

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