L'industria manifatturiera sta vivendo una fase di trasformazione epocale, non solo in termini di sviluppo ma soprattutto culturale. Il vero motore di questo cambiamento è l’innovazione, ma gli imprenditori stanno capendo l’importanza di investire nella sostenibilità e nelle risorse interne. Uno scenario che apre le porte verso un’industria umano-centrica 5.0, che diventa così più moderna, tecnologica, efficiente e produttiva, con meno sprechi, con una migliore gestione delle risorse e che risponde alle esigenze dei giovani e dell’ambiente.
Una conferma di questo cambiamento culturale arriva dall'Osservatorio sull’industria manifatturiera (II quad. ’23) presentato da MECSPE - la fiera di riferimento per il settore - e MADE – Competence Center Industria 4.0, in occasione dell’evento “Il nuovo volto dell’industria manifatturiera” che si è svolto nell’ambito della Milano Digital Week.
“La fotografia di oggi è sicuramente diversa rispetto a quella di pochi anni fa e ci racconta un’industria non solo dalla spinta innovativa ma anche più umana, attenta all’ambiente e alle persone", afferma Maruska Sabato, Project Manager di MECSPE.
Partiamo dal livello di digitalizzazione delle imprese italiane. A che punto siamo? In linea con lo scorso quadrimestre, quasi sette imprenditori su dieci dichiarano di aver avuto nell’ultimo anno una crescita digitale media o alta. Oltre a puntare su tecnologie come sicurezza informatica e robotica collaborativa, in questo momento il tema dell’intelligenza artificiale divide tanti, ma non gli imprenditori. Cresce, infatti, la quota di chi vede in questa tecnologia nei prossimi anni un importante alleato per l’industria manifatturiera (67% del campione, +8 punti percentuali vs I quad. ‘23).
Ed è proprio in questo percorso in continua evoluzione che le imprese hanno bisogno di punti di riferimento come MECSPE, che da oltre 20 anni mostra agli imprenditori le soluzioni per migliorare i processi produttivi, o i Digital Innovation Hub di Confindustria, tra cui quello lombardo, e i Competence Center istituiti dal MISE, come il MADE, nati per supportare le imprese nel loro percorso di trasformazione digitale. E i risultati iniziano a vedersi, anche se a oggi serve una maggiore sensibilizzazione sui tanti vantaggi reali che i Competence center e i DIH possono portare alle imprese e al settore in generale (il 48% non le conosce).
Un esempio pratico è la collaborazione strutturata in essere dal 2022 tra DIH Lombardia e MADE che ha permesso l’accesso ai servizi di MADE a più di 70 aziende a valle dell’assessment di maturità e che ha generato 8 attività progettuali nel solo 2022. Collaborazione rafforzata anche dalla disponibilità dei fondi del PNRR a disposizione di MADE Competence Center, grazie ai quali le aziende italiane possono sviluppare progetti di trasferimento tecnologico e corsi di formazione con importanti contributi.
Insieme alla transizione digitale, nell’industria manifatturiera sta nascendo una sensibilità per le tematiche connesse alla sostenibilità, che non riguarda più solo le grandi imprese, ma anche le PMI. A oggi il livello di conoscenza dei criteri ESG, ad esempio, sale al 46% del campione (+10 p.p. vs II quad. ‘22), mentre più di un terzo degli imprenditori (35%) ritiene abbastanza o molto green la propria azienda. Anche la misurazione dell’impronta di carbonio per valutare l'impatto ambientale inizia a essere un elemento considerato dai manager, tanto che quasi due aziende su dieci conducono regolarmente analisi delle emissioni di CO2 o adottano misure per neutralizzarle. Certo, siamo agli inizi, ma la strada è avviata.
Eppure, quando pensiamo a obiettivi di crescita, innovazione, industria 5.0, sostenibilità, essi non sono raggiungibili se non si hanno le risorse adeguate, e a oggi solo la metà del campione ritiene di avere personale pienamente competente. Non è un caso che tanti imprenditori ritengano come principale criticità proprio il reperimento delle risorse umane. Come si stanno muovendo i “capitani d’azienda” per migliorare il bagaglio di competenze? Da un lato (il principale) formando il personale interno (58%); dall’altro rivolgendosi all’esterno stringendo accordi con ITS, IFTS e università (21%) per coinvolgere i giovani o assumendo nuovo personale già formato (17%).
Oltre alle risorse umane, per poter crescere le aziende hanno bisogno di risorse economiche, e gli incentivi hanno un ruolo importante. Secondo l’Osservatorio MECSPE, gli incentivi statali Industria 4.0 sono stati utilizzati dal 54% delle imprese, anche se per molti sono importanti per l’innovazione ma non sufficienti. Guardando agli incentivi che le imprese richiederanno nei prossimi mesi, i più gettonati sono il credito d’imposta beni strumentali per la trasformazione digitale e quello formazione 4.0.
In questo scenario, MECSPE, con i suoi due prossimi appuntamenti a Bari (23-25 novembre 2023) e Bologna (6-8 marzo 2024) e il suo approccio sempre più internazionale, può realmente fare la differenza seguendo proprio i temi focali per tutta l’industria manifatturiera.
“Il digitale è il driver per affrontare le sfide legate alla sostenibilità e alla competitività -dichiara Marcello Panzone, Responsabile Centro studi di Confindustria Lombardia e Enterprise Europe Network- Le aree dove esso è già un fattore di sviluppo per le imprese sono la formazione, la tecnologia e l’internazionalizzazione: capitale umano di qualità, con la crescente necessità per le imprese di reperire risorse umane con adeguate competenze tecniche; l’implementazione di tecnologie come IA che consentano l’aumento della produttività e la gestione sostenibile dei costi, come quelli energetici; la presenza digitale dell’impresa finalizzata ad avere un approccio ai mercati innovativo e dinamico.”