Nel 2020 la pandemia ha accelerato la trasformazione digitale dell’economia. Gli effetti positivi sul mercato dei semiconduttori si sono fatti sentire. Già dal secondo semestre la domanda globale di chip è cresciuta. E il primo trimestre di quest’anno non ha mostrato alcun segno di rallentamento. Anzi, per la prima volta da dieci anni a questa parte le vendite di chip nei tre mesi di inizio anno sono state superiori a quelle del periodo ottobre – dicembre precedente, passando da 111,4 a 113,1 miliardi di dollari. Se nel 2021 si dovesse continuare a questo ritmo, cioè con vendite per 113,1 miliardi al trimestre, l’anno chiuderebbe con un marcato incremento rispetto al 2020: +12%. Ma questa è una previsione conservativa. Gli analisti (anche i meno inclini all’ottimismo sfrenato) giudicano possibile un aumento annuo del 19%. La spinta verso l’alto non sarebbe causata da una pressione sui prezzi che, nella media, dovrebbero restare abbastanza stabili. Il mercato cresce perché aumenta il volume di chip venduti. E questo mette in affanno le grandi fabbriche di semiconduttori. Le linee di produzione, dopo aver bruscamente rallentato all’inizio dell’emergenza sanitaria, ora stanno marciando a pieno regime. In alcuni casi non riescono a reggere l’urto di una domanda che cresce in fretta. Così, per esempio, si fa fatica a trovare in commercio (già oggi) alcuni circuiti integrati per l’automobile o per i prodotti di elettronica di consumo maggiormente richiesti. Già si inizia a parlare di difficoltà di approvvigionamento e di allungamento dei tempi di consegna nei settori più critici. Tutto questo mentre la microelettronica entra di prepotenza in nuovi mercati grazie a sensori intelligenti che dialogano in rete e sorvegliano l’ambiente che ci circonda, ai progressi dell’intelligenza artificiale, allo sviluppo di reti ultraveloci basate su protocolli come il 5G. Insomma, si sta dimostrando sempre più vero ciò che diceva, quarant’anni fa, Pasquale Pistorio (uno dei migliori manager che abbiano calcato il palcoscenico della microelettronica mondiale): “Non può progredire un’economia avanzata senza disporre di un controllo strategico dell’industria dei semiconduttori”. Sarà forse per questo che la Cina punta all’autosufficienza in questo campo e ha messo in cantiere piani per produrre in patria il 70% dei suoi fabbisogni, entro il 2025?