Assunto nell’ormai lontano 1978, quando l’azienda aveva ancora un altro nome e altri azionisti, Pietro Palella conosce molto bene STMicroelectronics. Si è occupato inizialmente di applicazioni per i prodotti per le telecomunicazioni per poi seguire una carriera che lo ha portato a dirigere, nel tempo, due segmenti su cui si è giocato il successo globale della corporation: i dispositivi per le comunicazioni wireline (su linea fissa) e quelli destinati al mercato dell’automobile. Dal 2012 ai giorni nostri, Palella è stato amministratore delegato della consociata italiana di STMicroelectronics: l’azienda del gruppo forse più importante, certamente quella che ha alle spalle la storia più prestigiosa.
ST ha recentemente annunciato una profonda revisione delle strategie interne, interrompendo lo sviluppo di nuove piattaforme e prodotti standard per set-top box e home gateway. Può spiegarne la ragione?
Il mercato dei set-top box, i decoder digitali per la Tv, non si sta espandendo alla velocità che avevamo previsto, mentre emergono servizi che non contano sul set-top box. Noi avevamo puntato sul set-top box come gateway domestico, come centro nevralgico per la casa digitale. Immaginavamo che sarebbe diventato un prodotto sempre più ricco di funzionalità, venduto a prezzi competitivi ma non così bassi come quelli dettati da una forte concorrenza di produttori cinesi. Insomma, ci troviamo in una situazione in cui questo specifico mercato cresce molto meno del previsto e i prezzi crollano. A queste condizioni, non ci interessa partecipare.
Non è l’unico settore che ST ha abbandonato, nel recente passato.
Sono casi diversi da quello dei set-top box. Abbiamo lasciato il mercato delle memorie , dopo il tentativo di sviluppare il business con un partner forte come Intel, per indirizzare tutte le nostre risorse in un’altra direzione. Per sintetizzare, avevamo di fronte due strade: o dedicarci anima e corpo allo sviluppo di dispositivi dedicati, studiati per mercati specifici, o continuare a investire sulle tecnologie avanzate per le memorie. Abbiamo voluto focalizzarci, per non disperdere gli sforzi. Diverso è il caso del disimpegno dal settore della telefonia wireless e la conseguente chiusura della joint venture ST-Ericsson. Quando avevamo iniziato quel percorso, il settore mostrava segni di grande vitalità. Avevamo gli ingredienti giusti e rapporti strettissimi con il leader di mercato, Nokia. Ma Nokia non ha replicato sugli smartphone il successo incredibile che aveva avuto con i telefoni cellulari, ha cambiato sistema operativo, è rimasta indietro. I nuovi protagonisti , d’altra parte, hanno adottato modelli di business differenti. Hanno deciso, fra l’altro, di prodursi in casa i pezzi di silicio più pregiati. Tutto questo ci ha creato difficoltà oggettive, con la necessità di cambiare rotta.
E oggi?
Oggi abbiamo deciso di concentrarci su alcuni temi. Due settori chiave, molto precisi e con dimensioni importanti: circa 150 miliardi di dollari, in totale. Lo Smart Driving, l’auto intelligente resa possibile dalla digitalizzazione e dal passaggio ai sistemi elettrici per la trazione. E Internet delle Cose, IoT, che comprende sistemi portatili e indossabili assieme ad applicazioni capaci di rendere più intelligenti le abitazioni, le città e gli impianti manifatturieri. Sono mercati in cui abbiamo una storia di successo, le competenze e le tecnologie adeguate. Per noi i semiconduttori per l’automobile sono sempre stati prioritari: abbiamo solidi agganci e collaborazioni. Una presenza ben radicata, soluzioni avanzate e voglia e capacità di progredire. È un segmento che cresce mediamente del 4% all’anno, quindi più o meno in linea con il resto del mercato dei componenti al silicio. Smart Driving vuol dire tante cose. Significa considerare l’auto come hub, concentratore di innovazione. Vuol dire connettività, intelligenza artificiale, sensoristica, auto digitale, sistemi Adas per la guida assistita. È un modo per realizzare soluzioni che, magari, possono essere esportate in altri ambiti. Anche per l’Internet delle Cose abbiamo in casa gli strumenti essenziali: le tecnologie per gestire i consumi elettrici, i sensori, i microcontrollori per rendere intelligenti gli oggetti, i sistemi per la trasmissione dei dati a radiofrequenza e per la sicurezza. Non si deve mai dimenticare che l’Internet delle Cose, con tutte le possibili varianti sul tema, ha enormi applicazioni in ambito industriale per il successo della cosiddetta quarta rivoluzione industriale. Diversamente rispetto a quanto abbiamo deciso di fare per lo Smart Driving, all’interno della nostra organizzazione non abbiamo un gruppo specifico dedicato all’IoT, perché in questo modo avremmo forse perso alcune specificità tecnologiche che ci caratterizzano e che non volevamo annegare in un contenitore troppo ampio. L’IoT, però, è una priorità orizzontale, sulla quale i Gruppi di Prodotto saranno misurati.
La misura del successo è la quota di mercato. E voi, ultimamente, da questo punto di vista non avete brillato: negli anni siete passati da un fatturato di circa 10 miliardi a 6,9 miliardi di dollari…
Abbiamo deciso, lo ripeto, di abbandonare alcuni segmenti per degli ottimi motivi. Ma l’andamento della nostra quota di mercato non è stato all’altezza delle nostre aspettative. Si può decidere, come abbiamo fatto noi, di ridimensionare il perimetro dell’attività ma si deve comunque continuare ad aumentare la market share nel settore di riferimento. Per riprendere a crescere abbiamo scelto di puntare su alcune tecnologie in cui ci distinguiamo come Mems, discreti di potenza, potenza intelligente, Fd-Soi, memorie embedded non volatili, riconoscimento immagini in ambito automotive. Continuiamo a operare nel digitale che per noi è importante: nel 2015 ha rappresentato il 40% dei nostri ricavi, per esempio, con i microcontrollori in prima fila nella crescita. Però, nel caso del digitale, abbiamo deciso che le nostre risorse manifatturiere arriveranno fino alla soglia dei 28 nm e non oltre. Invece, la nostra attenzione massima sarà rivolta verso quelle che prima ho definito tecnologie distintive. Questa è la nostra ricetta per l’aumento del volume di affari nei due ambiti strategici che abbiamo chiaramente definito: Smart Driving e Internet delle Cose.
Che impatto ha il recente allineamento strategico sulla presenza di ST in Italia?
In Italia si concentra il cuore e l’intelligenza di team importantissimi per realizzare il nostro piano strategico. E anche il recente riassetto organizzativo, con un riallineamento globale che potrebbe coinvolgere circa 1.400 persone soprattutto in Francia, Asia e Stati Uniti, non ha impatti negativi sui livelli occupazionali in Italia. Le fabbriche dei due poli produttivi italiani sono posizionati nel modo giusto per rispondere alle sfide che ci attendono. E stiamo investendo. A Catania stiamo ammodernando la linea di produzione a 6 pollici per passare agli 8 pollici e renderla più efficiente e produttiva. Ad Agrate la fabbrica, da sempre il nostro fiore all’occhiello per i prodotti per l’automobile e i sensori Mems, si prepara a ulteriori sviluppi tecnologici. La centralità della struttura di ricerca e manifatturiera italiana uscirà rafforzata: è qui che si sviluppano le ultime novità nello Smart Driving e Internet delle Cose.